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Date le circostanze e poiché alcuni politici sognano già una "Internet europea", io, come persona amante della libertà, comincio a preoccuparmi.
Internet è stato concepito, progettato e realizzato come una rete globale di reti informatiche e altri accessi. Consente l'utilizzo, ad esempio, di "e-mail" o del "World Wide Web", i nostri noti e utilizzati "siti web". La neutralità della rete, ovvero la trasmissione di dati indipendentemente dalla posizione, dal contenuto, dal mittente o dal destinatario, era il nocciolo della questione.
E fintanto che serviva a trasportare informazioni in Cina, Cuba o in altri angoli del mondo, senza dubbio.
Lentamente ma inesorabilmente ci si doveva rendere conto, e questo probabilmente ha sorpreso molti, che questa libertà comporta sempre obblighi, iniziativa personale e non pochi svantaggi, perché Internet non è usato solo dalle persone simpatiche tra noi.
Questo è probabilmente il motivo per cui i "backup" sono diventati popolari e la crittografia dei dati è diventata sempre più necessaria.
In definitiva, sempre più stati in tutto il mondo hanno sentito la necessità di garantire la "sicurezza" dei propri cittadini su Internet, e nel corso della vita, indipendentemente dal fatto che i singoli cittadini lo approvino o meno.
Non nego che sia necessario punire i reati su Internet, ma vorrei sottolineare che nel nostro mondo e quindi anche in Internet ci sono idee e interpretazioni diverse su cosa si intende per reato o come esso è fatto avere a che fare con tali.
Sarebbe stata una conseguenza molto affascinante di Internet se le Nazioni Unite si fossero avvicinate sempre di più a questo proposito.
È così che è nato in Europa il nostro attuale Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), che si considera responsabile anche per Internet in tutto il mondo.
Finché queste norme servono al benessere del singolo cittadino e rendono la sua vita nel complesso più facile, difficilmente si può contraddirle.
Tuttavia, se servono sempre più a garantire vantaggi di mercato per le singole società o anche a stabilire monopoli, allora tutto sembra diverso.
E se la protezione dei dati è poi subordinata agli interessi economici delle aziende, il tutto subisce un colpo!
Diventa più che critico, tuttavia, quando la presunta protezione dei dati è intesa solo a dare a società predeterminate e "stati regolatori" il controllo su noi cittadini.
Non spero che Internet ci venga presto messo a disposizione solo sulla base del capriccio politico, del profitto economico delle singole aziende o di quanta libertà possiamo acquistare per noi stessi.