Post foto: scrittura su pergamena | © Gaby Stein su Pixabay
Walter Scott tra il 1802 e il 1804 scrisse la poesia "Il laico dell'ultimo menestrello“, in cui affronta la situazione di confine tra Scozia e Inghilterra.
Per attirare l'attenzione su questo poema un po' più lungo, sto semplicemente ripetendo il mio passaggio preferito della prima parte del sesto di un totale di sei canti che compongono questo poema.
Là respira l'uomo, con l'anima così morta,
Walter Scott, 1804
Chi non ha mai detto a se stesso ha,
Questa è la mia terra natale!
il cui cuore non ha mai in sé bruciato,
Come a casa ha girato i suoi passi,
Dal vagare su una spiaggia straniera!
Se tale là respira, va', segnalo bene;
Per lui nessun menestrello cresce l'estasi;
Per quanto alto il suo titolo, orgoglioso del suo nome,
Illimitata la sua ricchezza come può pretendere;
Nonostante quei titoli, potere e pelf,
Il disgraziato, concentrato tutto in sé,
Vivendo, perderà la giusta fama,
E, doppiamente morendo, andrà giù
Alla polvere vile, da cui è sorto,
Non pianto, non onorato e non celebrato.
E se ora sei interessato all'intera poesia, la troverai giusto qui.
Il fatto che le poesie possano essere molto lunghe è ben noto a quelli di noi che sono un po' più grandicelli La campana di Schiller doveva ancora imparare a memoria a scuola, già conosciuta.
Ma ci sono alternative. Ecco perché metto una poesia qui alla fine Matsuo Basho dall'anno 1686 prima:
Furu come te
Matsuo Basho, 1686
kawazu tobikomu
mizu no oto
Tradotto in tedesco si legge qualcosa del genere:
vecchio stagno
Una rana salta dentro
spruzzata.